Il convegno ¦ Meglio saperlo prima che sia troppo tardi. Prima, cioè, di trovarsi con l'auto danneggiata o in avaria per un sinistro o per una grandinata, e scoprire che l'assicurazione... non paga. È la consapevolezza intesa come arma di difesa dei consumatori/automobilisti il tema centrale del convegno «Rca assicurazioni auto: siamo in trappola o liberi di scegliere?», organizzato questa settimana al Centro pastorale Paolo VI da Patto 2058. Informazione pr Una serata all'insegna dell'informazione preventiva in tema di assicurazioni auto e carrozzerie (in) dipendenti, che ha costituito l'incontro annuale delle decine di carrozzieri bresciani aderenti alla campagna per la libertà di scelta degli automobilisti sul soggetto a cui rivolgersi per riparare il proprio veicolo. Ad animare il dibattito tre ospiti d'eccezione: l'autore del libro «Assicurazione a delinquere» Massimo Quezel, Roberto Soldati, intermediario assicurativo plurimandatario delegato alle attività antitrust per îl Sindacato nazionale agenti, e Alessandro Rocchi, presidente Assoutenti Bologna e consigliere nazionale Assoutenti. «Sono vent'anni che, di meeventiva. stiere, combatto contro le assicurazioni dice Massimo Quezel, riportando le parole d'introduzione del suo libro -. I miei avversari sono i liquidatori, come ero io un tempo: il modo migliore per combattere e vincere un nemico è aver militato nel suo esercito e conoscerne i punti di forza e i punti di debolezza. Dopo un incidente stradale che ha coinvolto pesantemente mia madre, ho deciso di aprire uno studio di infortunistica. Il primo caso, risolto con il massimo del risarcimento ottenibile, è stato proprio il suo». Da allora Quezel non si è più fermato e oggi, oltre a scrivere, prosegue la sua attività di patrocinatore: «Il problema di fondo rimarca è che il mondo delle assicurazioni si fonda sul business di non pagare o di pagare il meno possibile». Discorso portato avanti da Alessandro Rocchi: «Una delle principali strategie delle assicurazioni è interfacciarsi direttamente con i clienti, sfruttando la loro scarsa conoscenza della materia. Per questo, per esempio, in caso di danno all'auto il risarcimento quasi sempre viene dato direttamente al cliente e non al carrozziere che dovrebbe riparare il veicolo. In questo modo la compagnia evita di entrare in collisione con chi potrebbe saperne altrettanto e avere i mezzi, anche giuridici, per impugnare un risarcimento inadeAl Paolo VI l'incontro annuale dei carrozzieri aderenti alla campagna per la libertà di scelta guato. Lo stesso vale per la questione dei carrozzieri convenzionati: si abbassano i prezzi e si riducono qualità e sicurezza, impedendo all'automobilista di rivolgersi al suo carrozziere di fiducia e obbligandolo ad andare da chi si fa pagare di meno (dall'assicurazione) e lavora peggio». Imparare a difendersi. Come difendersi da questo sistema basato sul ribasso? Lo spiega Roberto Soldati: «Bisogna informarsi, conoscere le dinamiche del mercato assicurativo e sottoporre a esperti imparziali il contratto di assicurazione. Per fortuna il baricentro si sta spostando verso il cliente, come testimoniano alcune novità legislative, tra cui la normativa europea sulla distribuzione assicurativa (Idd), attiva da febbraio 2018, che pone l'accento su onestà e imparzialità dell'intermediario, mettendo di fatto in soffitta la figura monomandataria, avantaggio degli agenti plurimandatari. All'Idd si affianca il nuovo regolamento europeo sulla privacy, che entrerà in vigore a maggio 2018 e sancirà il diritto alla p ortabilità dei dati, prevedendo l'obbligo per le imprese, le banche, le finanziarie e le compagnie assicurative, di chiedere un consenso specifico non solo alla profilazione e allo svolgimento di attività di marketing da parte di terzi, ma anche al tracciamento di dati nei propri sistemi informatici. Infine il codice del consumo, a tutela della libera concorrenza». // Il convegno. Da sinistra: Mazza, Bontempi, Soldati, Rocchi, Quezel e Filippini Il logo. L'immagine simbolo della campagna Le polizze. Attenzione prima di firmare Il pubblico. La sala del Centro Paolo VI che ha ospitato il convegno

BLUA GROUP
Uno schianto. La corsa in ospedale e poi la dolorosa scoperta che si resterà invalidi per il resto della vita. Ma non solo. Contemporaneamente al tentativo disperato di ricominciare un' esistenza «normale», agli incubi dell' amputazione subita, alle fatiche della riabilitazione, inizia la battaglia per ottenere il giusto risarcimento. Un percorso che spesso si trasforma in una lunga «guerra di posizione» con le compagnie assicurative, un' arida contrattazione sul «pallottoliere» della disabilità e della sofferenza arrecata a sé e ai propri cari per stabilire il «prezzo» di un arto mancante, di un lutto devastante e incolmabile, di un lavoro ormai impraticabile, dell' assistenza per poter sopravvivere senza una gamba o un braccio. Di fronte alle richieste del «danneggiato», però, molto spesso (se non sempre) le compagnie di assicurazione procastinano, ritardano le visite mediche, non rispondono. E la cosa accade ancora più di frequente se sono assicurazioni «online» o «telefoniche». LE ONLINE Lo studio «Professional&Partners» di Raffaele Gerbi assiste da anni le vittime di incidenti gravi, come quello accaduto alla giornalista Alda D' Eusanio. Investita da una moto e costretta perle conseguenze della caduta a lasciare il lavoro, aveva ricevuto un' offerta di 60mila euro. Lo studio Gerbi le ha fatto ottenere un milione e 650.000 euro. Il problema con le compagnie online è quello dei contatti, ancora più difficile che con quelle tradizionali. Anche se costano meno a chi le gestisce e a chi le usa, non hanno rapporti diretti con il pubblico e alcune non accettano neanche incontri con chi cura gli interesi del danneggiato di turno. Riuscire a parlare con un responsabile è quasi impossibile. «Ci sono quelle molto serie ed efficienti, come ad esempio la "Linear", la compagnia telefonica della Unipol, che hanno personale per rapporti diretti e faccia a faccia- spiega Raffale Gerbi - Altre, invece, fanno melina, fissano visite mediche a distanza di mesi l' una dall' altra, inviano offerte (sono obbligate per legge a farlo), ma non congrue. La speranza è che il richiedente, sfiancato dall' attesa e dal bisogno, le accetti definitivamente a «totale tacitazione dei dan ni subiti». In ogni caso, «ritardano i pagamenti con vari stratagemmi per sborsare i soldi il più tardi possibile». IL CASO TIBERI Due casi «romani» che sta seguendo la «Gerbi Group SpA» in questo periodo sono quelli di Rosa Tiberi e Arcangelo Barone. Tiberi, oggi cinquantenne, due figli di 27e 25 anni, il 29 agosto del 2015 era in sella al suo motorino quando, al semaforo di unincrocio della Ca pitale, venne urtata da una Golf. La maccchina era assicurata con «CONTE.IT» della britannica Admiral Insurance Company Ltd. «Mi ha colpito sulla parte sinistra del corpo, sono caduta e ho capito che il piede si era staccato dalla gamba -racconta la donna, titolare di un alimentarie di un' edicola- Poi in ospedale hanno completato l' amputazione e hanno accertato l' esistenza di altre gravi lesionia. E ora sono prigioniera di una sedia a rotelle...». Il 3 settembre parte la prima richiesta dello Studio Gerbi. E inizia anche una «corsa ad ostacoli». Il 18 aprile 2016, dopo numerosi tentativi di parlare con un responsabile per fissare la visita collegiale (cioè dei consulenti della danneggiata e insieme di quelli dell' assicurazione), la compagnia comunica di voler sottoporre a visita medico -legale la donna. Lo stesso giorno arriva un' offerta di 30mila euro, che viene puntualmente rifiutata perché ritenuta non sufficiente. Si arriva quindi alla attesa «collegiale»: siamo al 17 giugno 2016, è passato quasi un anno dall' incidente. Trascorso un altro mese, la compagnia non formula alcuna offerta risarcitoria, così Ger bi presenta reclamo all' Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) e l' offerta viene fatta quel 17 giugno per un totale di 670mila euro, che in seguito diventeranno 840.000. Una coincidenza? Una fatalità? In ogni caso, anche la cifra può sembrare alta, non tiene conto di tutto il danno biologico, di quello patrimoniale e del costo dell' assistenza personale di 12 ore al giorno. Tutte «voci» riconosciute nel corso della collegiale. «Oltre al fatto che la quantificazione del risarcimento della CONTE.IT non è congrua -sottolinea Ger bi - non siamo riusciti ad aver un incontro di persona per definire la pratica. Alla nostra richiesta, hanno risposto: "non è previsto dalla nostra azienda il ricevimento del pubblico". Oltre a questo, alle tecniche dilatorie con visite fissate a distanza di tempo l' una dall' altra, la mia assistita è stata sottoposta a una marea di esami in vasivi e, secondo me, non necessari, come due scintigrafie». Come replica la «CONTE.IT»? Parlare via filo con la «telefonica» si rivela un' impresa ardua. Proviamo e riproviamo ripetutamete, per telefono e via mail, ma non c' è nulla da fare. Rimbalzando da un tasto selettivo all' altro e da un numero all' al tro, riusciamo alla fine ad avere (dall' operatore dell' Ufficio Sinistri, l' unico che risponde insieme con la «collega» dei Reclami) un indirizzo mail. Prima ci eravano sorbiti il nastro sui quattro milioni di clienti della compagnia, che - ci rivela sempre la registrazione - è sponsor del campionato di calcio di serie B. Bene. Anzi, male, perché la nostra mail e le nostre ripetute chiamate restano purtroppo senza risposta. IL CASO BARONE Arcangelo Barone, «classe 1955», il 19 settembre 2015 si trova sul suo scooter Majestic all' incrocio fra via Scribonio Curione e via Spurinna, nel quartiere Quadraro. Viene urtato da una Mercedes Classe A. L' auto è assicurata con la «DIRECT -LINE». L' impatto è tremendo. Barone subisce l' amputazione della gamba destra e altre gravissime lesioni (poi verrà sottoposto ad altri due interventi simili, fino a restare col solo moncone). «Per nove lunghi mesi, a causa del dolore, ho pianto notte e giorno», racconterà l' uomo, anche lui costretto su una carrozzina. Il 12 ottobre 2016 la «Gerbi Group SpA» invia la sua richiesta. Il 17 febbraio 2017 (tre mesi dopo e in seguito a molti tentativi inutili di entrare in contatto con un responsabile) la DIRECT -LINE invita Barone a sottoporsi a visita medico -legale presso un fiduciario della compagnia. Gerbi insiste per la collegiale, che viene eseguita il 28 marzo 2017 (dopo ben 18 mesi) e stabilisce tra l' altro un' inabilità permanente nella misura dell' 80% come danno biologico, più quelli relativi all' attività lavorativa e all' assistenza di cui ha bisogno la vittima. La compagnia riceve la solita richiesta di rimborso formulata in conseguenza della collegiale. Oggi, a distanza di quasi due mesi, per un danno che la Gerbi Group SpA ha valutato in oltre 2,5 milioni di euro, la DIRECT -LINE non ha formulato alcuna offerta risarcitoria, congrua o meno. E, anche in questo caso, come Il Tempo è solito fare, proviamo ripetutamente a contattare l' assicurazione. Impresa ardua: alla nostra e-mail all' ufficio stampa della DIRECT-LINE, infatti, non risponde nessuno e via telefono il risultato è lo stesso. «Il bello è chela DIRECT -LINE usala pubblicità di un telefonino rosso spiega ancora Gerbi - Ma quel telefono squilla e basta. Non sente e non raccoglie il dolore delle persone, che avrebbero diritto a incontri personali e non dovrebbero essere abbandonate nel silenzio». (Continua/1)
Vi scrivo per conoscere il vostro suggerimento sulla seguente situazione: io e mia moglie abbiamo 38 anni, non abbiamo figli (ma spero arrivino presto), lei lavora in un ente pubblico e io sono un libero professionista. Abbiamo una casa di proprietà, un' entrata netta annua di circa 40mila euro, e 35mila euro da investire ai quali, nel giro di 12 mesi, se ne aggiungeranno altri 70mila frutto di un' eredità. Ho anche aperto un piano di accumulo sul quale ogni mese verso 150 euro. La nostra priorità è quella di "mettere da parte" senza fini speculativi i nostri risparmi attuali, che speriamo ogni anno di incrementare un poco alla volta, per vivere tranquillamente sia oggi, sia in futuro. In riferimento ai 35mila euro stavo ipotizzando di investirli in questo modo: una polizza vita per entrambi per assicurare il nostro capitale umano; una parte di circa 20mila euro in BTp o altro prodotto simile a bassissimo rendimento ma anche a basso rischio e la rimanete parte di 10mila euro in un altro prodotto, leggermente più rischioso. Cosa mi consigliate? E nel momento in cui riceveremo l' eredità come pensate sia meglio investirla vista la nostra bassa propensione a investimenti rischiosi? risponde Federica Pezzatti f.pezzatti@ilsole24ore.com Vista la bassissima propensione al rischio che vi contraddistingue giudico molto poco consigliabile, tenuto conto anche degli ammontari in questione che non consentono di mettere a rischio questo risparmio che sarà la base del vostro futuro (da genitori, speriamo, e comunque da pensionati), una gestione aggressiva dei vostri denari. Stante l' andamento inflazionistico al momento non resta che accontentarsi quindi del poco o nulla offerto dagli investimenti poco volatili. Sui BTp meglio non esporsi a scadenze medio lunghe (comunque soggette a eventuali ribassi dei prezzi in caso di salita futura dei tassi d' interesse). Proprio per tutelarvi dall' insidia del Carovita, qualora l' inflazione dovesse ricominciare a fare paura, potrebbe avere un certo senso investire in bond variabili: come i BTpI legati all' inflazione o bond similari: esistono anche degli Etf su queste obbligazioni. I capitali da voi posseduti infatti potrebbero essere messi al riparo da eventuali ripartenze dei prezzi nell' area euro. Quanto al suo desiderio di mettere al riparo il vostro capitale umano si tratta di un' esigenza assolutamente condivisibile; a maggior ragione se diventerete genitori a breve. Quando si hanno dei figli e tra l' altro un' età non più giovanissima per diventare genitori (come la vostra) è consigliabile stipulare infatti un contratto assicurativo che tuteli in caso di scomparsa, ma anche in caso di infortunio, invalidità o malattie gravi. I costi non sono leggeri e questi contratti sono sostanzialmente a fondo perduto: i premi si versano ogni anno e non vengono restituiti all' assicurato si tratta infatti delle vere e proprie polizze assicurative e non di investimento. Meglio privilegiare prodotti di rischio puri (in alcuni casi anche detraibili) a prodotti misti che offrono protezioni di ridotta entità facendo affievolire al contempo (a causa dei costi delle coperture) anche l' investimento finanziario a cui di solito sono legate: polizza mista si intende il contratto di assicurazione che prevede un pagamento di un capitale o la liquidazione di una rendita vitalizia, se l' assicurato è ancora in vita alla scadenza del contratto e, al tempo stesso, il pagamento di un capitale se l' assicurato muore entro questa scadenza a favore di un beneficiario pattuito contrattualmente. Se avete risparmio da destinare al futuro inoltre vi consiglio di valutare anche la previdenza complementare (fondi Pensione) stando attenti a scegliere strumenti poco costosi (con un basso indicatore sintetico dei costi, Isc rilevabile sul sito Covip) e un buon track record per quanto riguarda le performance. Con queste tipologie di prodotto infatti potete ottenere un beneficio fiscale: il premio versato (fino a 5.164,57 annui) a testa va ad abbattere l' imponibile fiscale consentendo un risparmio sulle tasse pagate. Per salire sui nuovi Pir, visto che si tratta di una scelta quasi irreversibile non potendo pare switchare, aspetterei che ci sia più concorrenza tra prodotti con la proposta eventuale di soluzioni poco rischiose pur essendo Pir compliant. © RIPRODUZIONE RISERVATA.